Castelli di sabbia

A cura della redazione di Foggia Planet


Revisione di Emanuele Paoletta


21 anni fa accadeva uno degli eventi che più ha sconvolto la storia del capoluogo dauno. 

Diciannove. Diciannove semplici secondi bastarono, in quella fredda notte, a far regnare il silenzio per giorni e giorni in tutta la città. Senza guardare a età, sesso, condizione sociale o salute. Lo schianto del palazzo in Viale Giotto 120 fece le vittime che poté, 67 in totale. La responsabilità? I costruttori dell’edificio avevano acquistato materiali di scarsa qualità, per risparmiare sui costi di produzione, un fenomeno che ancora oggi, purtroppo, continua a esistere. Dall'inchiesta si è evinto che i pilastri erano composti al 60% di sabbia mescolata a immondizia. Questa sarebbe stata reputata come causa del cedimento. Già due anni prima erano state manifestate preoccupazioni riguardo la sicurezza dell'edificio, tuttavia le ispezioni tecniche portate a termine allora non diedero alcun risultato. I due edifici, costruiti entrambi durante il boom economico del secondo dopoguerra, sono costruzioni vittime dell'eccessiva domanda abitativa di quegli anni, smania che aveva portato all'ovvia richiesta di materiali di fattura economica e di abbassamento dei costi di produzione. Questi anni videro, inoltre, un grande proliferare di costruttori inesperti, come forse è nel caso trattato.

Che cosa abbiamo imparato? Questo terribile evento, non unico nel suo genere, ci fa ancora una volta aprire gli occhi di fronte all’inadeguatezza della costruzione di stabili nell’Italia di quegli (ma anche questi) anni, il “fiorente” periodo del boom economico. L’urbanizzazione selvaggia, sottovalutata. I rischi erano noti, ma gli organi competenti che avrebbero dovuto vigilare sulla sicurezza degli edifici non hanno saputo, o voluto vedere. E il risultato sono i tragici eventi di Barletta, Roma, Torre Annunziata e ovviamente, Foggia. Negli anni ‘50 nascevano i castelli di sabbia.

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